lunedì 2 giugno 2008

Commenti speciali

In data, 23 maggio 2008 il prestigioso blog Ripensare Marx
ha pubblicato il nostro articolo COMPLOTTI GLOBALI con
un commento di Gianni Petrosillo che qui riportiamo
ringraziando per l'attenzione.

Pubblichiamo questo articolo di C. Lanti perché ci sembra abbastanza esplicativo di quello che potrà accadere al governo Berlusconi se dovesse mostrarsi troppo recalcitrante verso i grandi poteri economico-finanziari che, da tangentopoli in poi, hanno sempre appoggiato la più "liberaldemocratica" sinistra. In realtà, l'ideologia liberista, con le sue molte specificazioni, è utile ai subdominanti italiani (oltre che ai dominanti statunitensi) per fare del nostro paese una terra di frontiera a "instabilità democratica", al fine di meglio preservare gli interessi propri e quelli Usa in Europa. Teniamo, comunque, in debito conto che il cane da guardia americano nel vecchio continente resta l'Inghilterra (la quale dispone di una sorta di "autonomia controllata") mentre per noi gli Usa hanno tutt’altri progetti. Il Bel paese, sotto questo punto di vista, costituisce un buon laboratorio, dove sperimentare forme di egemonia del "terzo o quarto tipo". Vale a dire, tra le soluzioni "colorate" (Georgia, Ukraina, ecc. ecc.) quelle secessionistiche (Kosovo, Bolivia ecc. ecc.) e quelle hard (Iraq, Afghanistan) esistono ulteriori forme di controllo della vita politica, economica e sociale. Queste si esprimono attraverso meccanismi molto meno visibili e complicati ma altamente funzionali a mantenere succube una formazione nazionale come la nostra che è “sagomata” sulla complessiva formazione occidentale (quella dei funzionari del capitale) nata proprio negli Stati Uniti. Gli Usa penetrano nella vita politica ed economica italiana con strumenti più subdoli e meno rozzi delle ONG, attraverso attività di lobbying (agenti agli alti livelli del potere costituito piuttosto che sugli strati “popolari” dove ricadono invece i modelli culturali ormai pienamente assimilati) o con l’imposizione di precise direttrici di sviluppo (la reclusione della nostra iniziativa imprenditoriale nei settori meno trainanti delle precedenti rivoluzioni industriali, quelli che non disturbano il nostro potente alleato) che assumono la veste di universali leggi economiche. I rapporti tra dominanti americani e subdominanti nostrani devono essere analizzati nello stesso intreccio capitalistico (imprese, sindacati, partiti, ecc. ecc.) e nella corrispondenza tra dette forme.

Detto ciò, condivido l'idea di fondo dell'articolo di Lanti, secondo il quale la GF&ID *, il vero anello di congiunzione sistemica con la potenza centrale, tenderà in alcuni casi la mano a Berlusconi ma solo per “infilzarlo “al momento opportuno. C'è, dietro questa idiosincrasia del salotto buono italiano (e dell’establishment americano) verso il Cavaliere, qualcosa che ci sfugge soprattutto se si pensa ai passati sforzi di Berlusconi, di avere accesso a questo “hortus deliciarum”.

La sua scalata, per via politica, ha colmato solo in parte il suo isolamento ma siamo all’interno di una piccola astuzia della storia che non risolve i problemi dell'Italia ed anzi contribuisce a far marcire, oltremodo, la situazione. Resta la valutazione che abbiamo sempre: fatto il vero cancro è la sinistra mentre Berlusconi rappresenta al massimo una forte polmonite.

G.P.

* GF&ID intende riferirsi al binomio Grande Finanza e Industria Decotta

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