mercoledì 25 giugno 2008

La Velina azzurra
25 Giugno 2008

Il pensiero libero cresce. Ha scoperto la tirannia del suo nemico, il pensiero unico globale. Conosce il volto delle oligarchie, le false divisioni ideologiche, le manipolazioni di massa. Spera che tra i nuovi e i vecchi oppressi, con un comune scatto d’orgoglio e di passione, si realizzi un nuovo blocco sociale per la salvezza del Paese. Il pensiero libero non guarda lontano ma vicino. Sa che l’arma più potente degli oppressori è la disinformazione. Questa newsletter vuole dare un contributo a neutralizzarla.


L’UOMO CHE SOFFRE

NAPOLITANO ANGOSCIATO NEL PALAZZO

BERLUSCONI HA MESSO IN CRISI

IL GIOCO DELLA TUTELA PRESIDENZIALE


Roma 25 giugno (La Velina Azzurra) Quel meccanismo abbastanza eversivo che ha finora trasferito poteri indebiti sul Quirinale, prerogative d’intervento e tutela sul governo e persino sul Parlamento, si è inceppato proprio a causa dell’ultimo scontro fra il Cavaliere e il CSM. Sul Colle si aggira adesso un uomo solo e angosciato, che riflette sulla trappola in cui lui stesso è andato a infilarsi. E non solo per colpa sua. A cominciare nel 1994 fu Oscar Luigi Scalfaro, uno dei più cupi personaggi della Repubblica -già fucilatore di prigionieri di guerra- assumendo una vigilanza da carceriere sul nuovo arrivato Berlusconi, inopinato vincitore delle elezioni. Proseguìrono Ciampi, quello della dilapidazione delle riserve della lira, e poi Napolitano, quello dei carri armati di Budapest Guarda il caso, un ex democristiano, un ex azionista e un ex comunista: Il CLN al completo, l’uovo delle origini, la matrice della gerontocrazia politica da cui l’Italia non riesce a liberarsi. Nell’ossessione di perdere il potere, questo sistema non ha potuto né voluto normalizzarsi, evolversi, esprimere valori moderni e regole efficaci. Per questo i novantenni: sono ancora lì sul palco a garantire la continuità, cariatidi con i fazzoletti da partigiano al collo e i mitra a tracolla, mentre altri decrepiti vegliardi, gli Scalfari, i Sartori, ripetono i dogmi della repubblica di cui si sentono sommi sacerdoti..

Così, quando il caso, la spinta della gente e delle necessità hanno fatto venir fuori un Berlusconi qualsiasi –perché parliamo davvero di un uomo qualsiasi- la nostra repubblichetta si è arroccata inventandosi la moral suasion del Quirinale, non per tenere a bada i governi della sinistra, considerati perfettamente legittimi e insospettabili, ma solo per quelli della destra, bollati per loro natura come illegittimi e sediziosi. Mentre la verità è che quelli che abbiamo visto erano soltanto governucci pavidi e complessati, incapaci di reagire a sberle contro le prepotenze altrui e quindi sostanzialmente colludenti con il loro nemico.

L’estrema difesa sulla collina quirinalizia è adesso crollata per un combinato disposto che Berlusconi neanche sospettava, quando ha dichiarato ufficialmente guerra alla magistratura. Perché, a quel punto, Napolitano non ha potuto più esercitare il suo presunto ruolo super-partes tra il governo e un organo, il CSM, di cui lui stesso è presidente. Il gioco è finito di colpo. Il Capo dello Stato si è bloccato come un pupazzo senza energia. Ed ha chiamato di corsa Nicola Mancino a palazzo ordinandogli -perché di ordini si è trattato- di bloccare la nuova pesantissima interferenza sulle leggi in discussione al Parlamento. Diciamo di più: mentre finora il sistema ha continuato a legittimare gli assalti delle procure al potere politico come un doveroso esercizio della funzione penale, nel momento in cui il governo è entrato in conflitto aperto con una magistratura dichiarata come “eversiva”, a quel punto il Capo dello Stato dovrà stare molto attento nelle sue scelte di campo. Ed è qui tutta la sofferenza del povero Napolitano.

E’ evidente che il Cavaliere ha toccato fili importanti. Lo dimostra l’ansia con cui la capogruppo PD al Senato Finocchiaro e il segretario dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Cascini sono corsi ad offrirgli un compromesso: rinunciare al blocco dei processi in cambio di una leggina di tutela penale per le massime cariche dello Stato. Cioè un ripescaggio del vecchio abominevole “lodo Schifani”. Ora che ha alzato davvero la voce, anche i magistrati sono pronti a dare un salvacondotto all’odiato Berlusconi, purché decida di fermare subito questa guerra nella quale tutto il sistema rischia davvero di affondare.


RIVELAZIONI


ATTENTI A PASTICCIARE

CON I MISTERI D’ITALIA:

RISCHIATE DI FARVI MALE


Roma 25 giugno (La Velina Azzurra) Troppe rivelazioni. La pentola sempre a pressione dei misteri d’Italia ha lasciato uscire troppi miasmi nei giorni scorsi. E qualcuno rischia di farsi male davvero. Nell’ordine, è uscito fuori, a metà maggio, il “grande vecchio” delle Brigate Rosse, individuato nell’ex killer di Stalin e di Togliatti che rispondeva al nome di Vittorio Vidali. Insieme a quest’ultimo, il settimanale Panorama ha additato come agenti esecutivi delle BR anche Franca Rame e un magistrato facilmente identificabile. Incredibilmente, nessuno ha fiatato, la stampa nazionale ha taciuto in blocco. Roba troppo scottante, forse.

Con le nuove rivelazioni ai primi di giugno sull’assassinio della contessa Alberica Filo della Torre si è rimasti nel classico delle storie da ombrellone, in cui il delitto dell’Olgiata (del 1991) si alterna ad ogni estate con l’immortale caso di Simonetta Cesaroni di Via Poma. (del 1990) . Storie gustose e innocenti ma non troppo, perché olezzanti anch’esse della presenza dei servizi segreti. Alla terza decade del mese è scattato invece un affare assai più grosso: la riapertura delle indagini sulla tragedia di Ustica (del 1990) grazie agli aggiornamenti di Francesco Cossiga, rivelatore professionale sempre prezioso per giornalisti e magistrati. Quando lo incontri al bar, è una fortuna: gli offri un whisky e lui si mette subito a raccontare i retroscena di Gladio o di qualche altro dossier.

Da marzo a maggio, i mesi delle rituali celebrazioni, i mass media sono stati intasati dalle ricostruzioni sul caso Moro (1978) che secondo noi è la vera madre di tutti i misteri precedenti e susseguenti. Ogni volta che se ne parla viene aggiunto qualche tassello in più all’architettura della vicenda, così c’è da sperare che un giorno o l’altro si finirà per sapere tutto. E adesso, sali, sali su per li rami è scoppiato il caso del solito arcivescovo Marcinkus, ormai il peggior criminale della Chiesa dopo i Borgia, che avrebbe fatto rapire e assassinare Emanuela Orlandi (1983) dalla solita banda della Magliana. Dopo una cena a casa di chi? Indovinato: Andreotti!. Ma il mandante era davvero l’arcivescovo o qualcuno anche sopra di lui? Ormai c’è da chiederselo, se non altro per stabilire se Giovanni Paolo II ha davvero diritto alla santità.

Il meccanismo delle rivelazioni sulla Orlandi è classico ed elementare. C’è una signora, l’ex donna di un boss della Magliana, in angoscia da qualche settimana perché sua figlia era nell’auto pirata che ha ammazzato due fidanzati in Via Nomentana a Roma e rischia una bella condanna. E questa signora si mette a raccontare cose dell’altro mondo. Le rivelazioni più strabilianti arrivano spesso da qualcuno che si trova nei guai. Così gli italiani si esercitano nel gioco nazionale del “chi lo guida e chi c’è dietro”, “chi spara contro chi, perché spara e che cosa vuole”. Poi arrivano con i loro riti ufficiali Vespa di Porta a Porta e l’imitatore di seconda audience Mentana di Mediaset. E gli italiani, tra scelleratezze vaticane e delitti di Cogne, Erba, l’inglesina di Perugia e porcherie varie passano serenamente il tempo. Ma c’è un problema: pur ammettendo che l’Italia è diventata una fogna, ci pare che si stia esagerando un po’. Se tutti continuano a parlare, qui finisce che qualcuno magari un po’ frastornato ci creda sul serio e si metta davvero a raccontare qualche cosa di grosso.



PROGETTI


IL LEGHISTA OCCULTO TREMONTI

STUDIA UNA SECESSIONE

DELL’ITALIA GRADITA AL VATICANO


Roma 25 giugno (La Velina Azzurra) L’annuncio di Giulio Tremonti che sarà realizzata una Banca del Mezzogiorno con fondi pubblici ha inevitabilmente alimentato i sospetti di quanti attribuiscono al potente ministro non leghista più vicino alla Lega una strategia a medio termine di secessione della Penisola. In questo insistente progetto del titolare dell’economia –ne aveva già creato le premesse all’epoca del precedente governo berlusconiano- è difficile non individuare la base per la creazione di una seconda “Banca d’Italia” per le regioni meridionali. Con la moneta unica, il nostro glorioso ex istituto di emissione oggi guidato da Mario Draghi è diventato un semplice organo di vigilanza. Se la nascita della Banca del Sud avverrà con le giuste regole di partenza, sarà uno scherzo trasformarla in un’istituzione analoga.

Ciò che ha più colpito gli analisti finanziari è stata la scelta degli uomini che saranno ai vertici del nuovo istituto: Carlo di Borbone, pretendente al trono delle Due Sicilie, un napoletano adottivo, ma anche il principe Sforza Ruspali un romano-papalino di casa in Vaticano, amico di Gianni Letta e sostenitore delle autonomie meridionali. Se si parla di una Banca meridionale che c’entra Ruspoli? E’ qui che viene fuori la bozza di una secessione capace di coinvolgere anche gli interessi della Santa Sede di cui non si può fare a meno, se si vuole spaccare l’Italia. Peccato, viene in mente che due principi Ruspoli, gli zii di Sforza Marescotti e Costantino morirono combattendo con la Folgore ad El Alamein, ricevendo entrambi la medaglia d’oro al valore. Ma questi non sono più tempi di eroi.


IL DIARIO DI AMBASSADOR

DI CUI PUBBLICHEREMO REGOLARI ESTRATTI

PER LA CULTURA DEGLI APPASSIONATI

La nostra preziosa “fonte Ambassador” già altamente nota ai nostri lettori è un personaggio collocato ai massimi livelli governativi e a costante contatto con i meccanismi della spesso incomprensibile politica estera italiana. Per saperne di più anche noi lo abbiamo convinto a mandarci regolari estratti del suo prezioso e segretissimo diario diplomatico che pubblicheremo in forma rigorosamente integrale. Ecco i primi stralci.


FRATTINI SCONVOLTO DAVANTI

AL FINTO SCONTRO TRA BERLUSCONI

E IL BRITANNICO BARROSO


20 giugno ore 20 - Mentre stamane Berlusconi insultava in conferenza stampa i commissari europei, milioni di telespettatori hanno visto la faccia terrea del nostro Frattini che gli era a fianco. Il ministro era certo di aver convinto lui il Cavaliere ad andare avanti sul trattato di Lisbona, evitando di aprire anche una guerra europea. Ma appena a Bruxelles quello si è messo a sparare sulla Commissione provocando la sdegnata reazione di Barroso. Lì per lì il ministro non ha capito che era solo una commedia delle parti (poi glielo hanno spiegato) per coprire il cedimento italiano sul Trattato: ed era l’unica cosa che contasse per il presidente portoghese.

Frattini è un uomo giovane e sincero: crede a quello che vede e che sente. Ed ho l’impressione che non sappia chi era il dittatore Salazar, proclamatosi “fascista” mentre era notoriamente un agente delle oligarchie britanniche, come lo sono stati i governanti portoghesi anche nei secoli passati. Barroso, degno erede di questa tradizione, ha il mandato più ampio ed ambizioso: spingere l’Europa dove la vogliono le banche e le massonerie atlantiche.

In questo quadro il nostro Frattini appare una figura politica ibrida: è diventato ministro degli esteri del governo nazionale ma è rimasto nell’anima anche un po’ commissario eurocratico. E’ quindi lecito il dubbio se appartenga alla categoria dei tritoni mitologici, mezzo uomini e mezzo pesci, che indicavano ai marinai le rotte giuste oppure a quella delle sirene che invece mandavano le navi contro li scogli. Da tutte le sue mosse recenti come servitore di due padroni in lui sembra prevalere il legame europeo. E forse al machiavellico Cavaliere sta bene così.


FARNESINA SBALORDITA

HA SCOPERTO

CHE ISRAELE TRATTAVA CON HAMAS


19 giugno ore 11 - Al ministero si spera che il viaggio di Frattini a Gerusalemme previsto per la metà di luglio ponga riparo alle recenti ammaccature diplomatiche del ministro. Dietro l’esultanza con cui il nostro ministro accoglie sempre le novità internazionali, l’accordo di tregua fra Israele e Hamas lo ha lasciato in realtà sorpreso e amareggiato. Frattini aveva ripetuto ossessivamente che “con Hamas non si tratta”, adottando con il consueto approccio burocratico le liste nere fornite dall’ambasciata americana e rifiutando il concetto depositato alla Farnesina da Massimo D’Alema secondo cui è proprio con le entità nemiche che bisogna dialogare.

Poi Frattini ha letto sui giornali che gli israeliani hanno trattato allegramente con Hamas, con la mediazione egiziana, arrivando ad un precario cessate il fuoco. E non era affatto un segreto che il negoziato “proibito” stava andando avanti da mesi, a seguito dei ripetuti incidenti al valico di Rafat. Il ministro è rimasto perplesso: il campo reale della politica estera si sta rivelando molto più complesso delle sue più recenti certezze brussellesi. E’ stata una bella delusione constatare in pochi giorni che, contro tutti gli scenari fatti, sia gli Hezbollah libanesi sia il movimento radicale palestinese Hamas sono stati riconosciuti dai rispettivi avversari come fondamentali soggetti politici.


IL BLOG VELINA AZZURRA

PER RICOSTRUIRE UNA NAZIONE SOVRANA


Ricordiamo ai lettori che abbiamo aperto di recente un blog-Velina Azzurra all’indirizzo http://velina-azzurra.blogspot.com nel quale è possibile leggere le ultime nostre newsletter. Il nostro blog, essenziale e spartano, offre anche altre opportunità: una rassegna di articoli recenti da noi selezionati dalle più importanti fonti del web, prodotti del pensiero libero e sovrano prelevati in vari siti indipendenti e refrattari all’invadente sistema del pensiero unico. Ma anche testi e informazioni di altra provenienza che riteniamo molto “sensibili” per capire le varie tendenze nazionali e internazionali. Il nostro blog offre anche un comodo elenco di link per conoscere meglio quelli che riteniamo essere i maggiori siti “della sovranità”: una rete già più ampia di quanto si immagini, destinata ulteriormente a crescere e a coordinarsi.


LA VELINA AZZURRA

Newsletter senza periodicità, privata e riservata ad amici e simpatizzanti; attenta ad una ormai necessaria alleanza attiva tra liberi intellettuali, produttori strategici, ceti specializzati e masse senza diritti e senza futuro. Contatti info@velina-azzurra.it lanti@velina-azzurra.it Tel 06-81177488 - Cell 347-2737812 - fax e messaggi vocali 1786004559

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sabato 14 giugno 2008

La Velina azzurra
14 Giugno 2008


Il pensiero libero cresce. Ha scoperto la tirannia del suo nemico, il pensiero unico globale. Conosce il volto delle oligarchie, le false divisioni ideologiche, le manipolazioni di massa. Spera che tra i nuovi e i vecchi oppressi, con un comune scatto d’orgoglio e di passione, si realizzi un nuovo blocco sociale per la salvezza del Paese. Il pensiero libero non guarda lontano ma vicino. Sa che l’arma più potente degli oppressori è la disinformazione. Questa newsletter vuole dare un contributo a neutralizzarla.



GRAZIE IRLANDA


DALLA PERIFERIA CELTICA

DELL’EUROPA L’ESTREMO VETO

ALLA DITTATURA DI BRUXELLES


Roma 14 giugno (La Velina Azzurra) L’unico popolo che si è opposto per secoli con le armi alla prepotenza inglese; l’unico che negli Usa ha saputo seriamente contrastare il dominio coloniale dell’oligarchia Wasp; ed ora l’unico che, ribellandosi al trattato-truffa di Lisbona, ha saputo vincere la stanchezza di un continente votato alla sconfitta e all’avvento integrale della dittatura anglo-bancaria. Da togliersi il cappello, signori, da abbassare le insegne e i gagliardetti, come si diceva una volta. Questi irlandesi pazzi e ubriaconi, questi selvaggi attaccabrighe e bombaroli dell’indomabile periferia del continente hanno riaperto i giochi concedendoci una residua possibilità di lotta e un’ipotesi di futuro alternativo. Dio li benedica.

C’eravamo infatti già arresi alla schiacciante superiorità del nemico. In quel magico 2005 l’orgoglioso, splendido rifiuto popolare di francesi e olandesi al Trattato costituzionale europeo aveva aperto una fase di ripensamento, uno scenario di revisione realistica sulla natura del cosiddetto processo d’integrazione europea. Quel tentativo finale di sottrarre agli Stati continentali, dopo la leva monetaria, anche gli ultimi significativi poteri per affidarli all’evanescente cupola burocratica di Bruxelles era stato bocciato e doveva essere seppellito. Per un momento l’abbiamo sperato. Ma non conoscevamo ancora l’inesauribile capacità di sopraffazione degli euro-burattinai e degli euro-fantocci. Il cosiddetto Trattato di Lisbona, poi sfacciatamente riproposto ai popoli europei, non è altro che la stessa bozza costituzionale riscritta e riciclata. Un imbroglio indegno, perpetrato sempre con lo stesso obiettivo: distruggere gli Stati europei e assemblarli in un’amorfa entità sovra nazionale senza storia e senza identità.

Questa volta i succubi capi dei governi, a cominciare dagli “americani” camuffati Sarkozy e Angela Merkel, erano stati mobilitati a procurarsi una sbrigativa ratifica nei vari Parlamenti, evitando i rischi di nuovi referendum popolari. Elementare: poiché i popoli non intendono rinunciare ai loro valori nazionali bisogna assolutamente evitare che votino. Proprio come nelle vere democrazie! Pensate: 18 Paesi europei tra cui l’Italia sono finora entrati nell’Euro rinunciando alla propria moneta per semplice decisione dei governi e senza neppure un referendum consultivo interno e nemmeno un vero confronto parlamentare. Battere moneta è il primo attributo di uno Stato sovrano mentre gli italiani un giorno lessero sui giornali che il loro governo vi aveva rinunciato decidendo esso nel nome di presunti superiori ideali e interessi europei.

Con il trattato di Lisbona si voleva fare cosa analoga. Su 27 Paesi dell’Unione 18 Parlamenti lo hanno ratificato di corsa. In Italia la Lega Nord aveva chiesto un referendum, sebbene con voce debole e pronta alla rinuncia. La storia sembrava quindi chiusa. Ma l’Irlanda ha voluto esercitare il suo diritto al referendum, ed ecco il risultato. Leggetevi la stampa nazionale ed internazionale di oggi e ridete davanti ai fantocci costernati e sconvolti, incapaci di ammettere che il grande progetto è davvero fallito; intenzionati ad andare avanti nonostante tutto e concentrati nella ricerca di una nuova frode. La regola dice che in caso di rifiuto di uno degli Stati membri il nuovo trattato decade. Ma il coro già lamenta quanto sia ingiusto che uno solo dei partecipanti possa condizionare la volontà degli altri. E invita a proseguire nelle ratifiche parlamentari. Vedrete, ci proveranno ancora.


BERLUSCONI E FRATTINI

ALLO SBARAGLIO SULLA POLITICA ESTERA

RACCOLGONO SOLO GAFFE E SCONFITTE


Roma 14 giugno (La Velina Azzurra) Dietro la commedia degli abbracci finali tra Berlusconi e un presidente americano fallito e condannato dalla storia, la nuova politica estera italiana passivamente allineatasi a quella Usa sta collezionando solo sconfitte e incredibili gaffe. I motivi sono vari: inettitudine politica dei leader e incapacità diplomatica degli alti burocrati della Farnesina, la folle presunzione dei primi e il vile servilismo dei secondi. Fin dall’insediamento di questo governo, abbiamo segnalato gli incredibili errori del nuovo ministro Franco Frattini, a cominciare dalla sottovalutazione dal ruolo politico e militare degli Hezbollah in Libano e dalla pretesa di farli disarmare dall’Unifil-2. Ma la batosta che brucia di più per l’Italia è il rifiuto degli alleati alla richiesta di entrare per motivi di prestigio nel “gruppo 5+1” sulla questione iraniana.

Dopo aver proclamato e insistito ad alta voce di voler raggiungere questo obiettivo, assai modesto e tardivo, Frattini si è svegliato di fronte alla realtà: prima ha scoperto che la Germania non vuole sentirne neanche parlare; poi che anche “l’amico Bush”, nel corso della sua visita a Roma, ha fatto un passo indietro defilandosi dalle pretese italiane cui inizialmente aveva dato un pallido sostegno. L’insistente ministro ha annunciato che andrà ugualmente a Berlino la prossima settimana per un estremo tentativo di convincere la cancelliera Angela Merkel. Ma il veto tedesco appare irrevocabile e, a meno di un vero e proprio miracolo, è ovvio che Frattini tornerà a casa con un’ennesima e poco dignitosa sconfitta.

Come il nuovo ministro degli esteri sia andato a cacciarsi in questo stupido guaio, lo sa solo lui. Era largamente prevedibile che la richiesta italiana sarebbe stata bloccata dalla Germania, la quale attraverso il piccolo club “5+1” sull’Iran non sta nella pelle per aver ottenuto uno strapuntino accanto alle poltrone dei 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza. Come si sa, la massima aspirazione dell’ex potente Reich sconfitto e umiliato nella seconda guerra mondiale è di sedersi accanto ai vincitori che lo hanno riplasmato a loro immagine e somiglianza. Che volete farci, c’è chi vive di piccole cose.

Per quanto riguarda Roma, davanti a così ovvie difficoltà, un governo serio non avrebbe cercato particolari forme diplomatiche per inserirsi con titolo autorevole e credibile nel dialogo con l’Iran (i rapporti privilegiati e unici con Teheran ce lo consentirebbero) lasciando da parte una formula per noi vecchia e ormai bruciata. Fu lo stesso governo di Berlusconi con Gianfranco Fini alla Farnesina che, per pigrizia e incuria, perse l’occasione di entrare nel gruppo 5+1 all’inizio del 2006.

Ma il nuovo ministro Frattini, alla ricerca di un piccolo e immediato risultato diplomatico da ostentare davanti ai mass media, invece di trattare con prudenza questo spinoso argomento, ha coltivato le sue impossibili illusioni e le ha trasmesse all’ignaro Berlusconi rovinandogli la festa con l’amico George. La cosa più grave è che, per incuria, ignoranza diplomatica o magari per malignità, i vari consiglieri diplomatici, capi di gabinetto e super ambasciatori nelle capitali decisive li hanno mandati allo sbaraglio senza avvertirli del pericolo. E Silvio continua a prendersi addosso tutte le fregature.


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lunedì 2 giugno 2008

Commenti speciali

In data, 23 maggio 2008 il prestigioso blog Ripensare Marx
ha pubblicato il nostro articolo COMPLOTTI GLOBALI con
un commento di Gianni Petrosillo che qui riportiamo
ringraziando per l'attenzione.

Pubblichiamo questo articolo di C. Lanti perché ci sembra abbastanza esplicativo di quello che potrà accadere al governo Berlusconi se dovesse mostrarsi troppo recalcitrante verso i grandi poteri economico-finanziari che, da tangentopoli in poi, hanno sempre appoggiato la più "liberaldemocratica" sinistra. In realtà, l'ideologia liberista, con le sue molte specificazioni, è utile ai subdominanti italiani (oltre che ai dominanti statunitensi) per fare del nostro paese una terra di frontiera a "instabilità democratica", al fine di meglio preservare gli interessi propri e quelli Usa in Europa. Teniamo, comunque, in debito conto che il cane da guardia americano nel vecchio continente resta l'Inghilterra (la quale dispone di una sorta di "autonomia controllata") mentre per noi gli Usa hanno tutt’altri progetti. Il Bel paese, sotto questo punto di vista, costituisce un buon laboratorio, dove sperimentare forme di egemonia del "terzo o quarto tipo". Vale a dire, tra le soluzioni "colorate" (Georgia, Ukraina, ecc. ecc.) quelle secessionistiche (Kosovo, Bolivia ecc. ecc.) e quelle hard (Iraq, Afghanistan) esistono ulteriori forme di controllo della vita politica, economica e sociale. Queste si esprimono attraverso meccanismi molto meno visibili e complicati ma altamente funzionali a mantenere succube una formazione nazionale come la nostra che è “sagomata” sulla complessiva formazione occidentale (quella dei funzionari del capitale) nata proprio negli Stati Uniti. Gli Usa penetrano nella vita politica ed economica italiana con strumenti più subdoli e meno rozzi delle ONG, attraverso attività di lobbying (agenti agli alti livelli del potere costituito piuttosto che sugli strati “popolari” dove ricadono invece i modelli culturali ormai pienamente assimilati) o con l’imposizione di precise direttrici di sviluppo (la reclusione della nostra iniziativa imprenditoriale nei settori meno trainanti delle precedenti rivoluzioni industriali, quelli che non disturbano il nostro potente alleato) che assumono la veste di universali leggi economiche. I rapporti tra dominanti americani e subdominanti nostrani devono essere analizzati nello stesso intreccio capitalistico (imprese, sindacati, partiti, ecc. ecc.) e nella corrispondenza tra dette forme.

Detto ciò, condivido l'idea di fondo dell'articolo di Lanti, secondo il quale la GF&ID *, il vero anello di congiunzione sistemica con la potenza centrale, tenderà in alcuni casi la mano a Berlusconi ma solo per “infilzarlo “al momento opportuno. C'è, dietro questa idiosincrasia del salotto buono italiano (e dell’establishment americano) verso il Cavaliere, qualcosa che ci sfugge soprattutto se si pensa ai passati sforzi di Berlusconi, di avere accesso a questo “hortus deliciarum”.

La sua scalata, per via politica, ha colmato solo in parte il suo isolamento ma siamo all’interno di una piccola astuzia della storia che non risolve i problemi dell'Italia ed anzi contribuisce a far marcire, oltremodo, la situazione. Resta la valutazione che abbiamo sempre: fatto il vero cancro è la sinistra mentre Berlusconi rappresenta al massimo una forte polmonite.

G.P.

* GF&ID intende riferirsi al binomio Grande Finanza e Industria Decotta

mercoledì 21 maggio 2008

La Velina azzurra
20 Maggio 2008

Il pensiero libero cresce. Ha scoperto la tirannia del suo nemico, il pensiero unico globale. Conosce il volto delle oligarchie, le false divisioni ideologiche, le manipolazioni di massa. Spera che tra i nuovi e i vecchi oppressi, con un comune scatto d’orgoglio e di passione, si realizzi un nuovo blocco sociale per la salvezza del Paese. Il pensiero libero non guarda lontano ma vicino. Sa che l’arma più potente degli oppressori è la disinformazione. Questa newsletter vuole dare un contributo a neutralizzarla.



COMPLOTTI GLOBALI


SI REALIZZA LA MINACCIA

DELL’ECONOMIST

BERLUSCONI NON AVRA’ TREGUA

DEVE ANDARSENE SUBITO


Roma 20 maggio (La Velina Azzurra) Non appena ottenuta la fiducia dal Parlamento, il nuovo governo di centro-destra di Silvio Berlusconi è entrato in un ciclone violento, una tempesta sull’Italia, una Babele di grida, attacchi e provocazioni provenienti dall’interno e dall’estero, in cui non è facile ricavare una minima linea logica. I guastatori sono in piena azione in attesa del consiglio dei ministri straordinario di domani a Napoli. Bersaglio preferito un “decreto sicurezza” di cui in realtà si sa poco e niente, che vorrebbe solo ripristinare nella giungla italiana minime condizioni di legalità e di giustizia. Ma, evidentemente, questo non deve essere fatto. L’Italia deve restare così com’è. Tra le provocazioni va inclusa ovviamente l’improvvisa e misteriosa furia dei napoletani per l’emergenza rifiuti, scoppiata con incendi e barricate proprio alla vigilia dell’arrivo del Cavaliere in città. Chi conosce certi linguaggi sa che una coincidenza del genere non è altro che una minaccia mafiosa. Significa che se Berlusconi tenterà davvero di risolvere la questione napoletana, sarà peggio per lui.

Questo clima marcio e velenoso, sadicamente alimentato dai mass media italiani e internazionali, rischia di paralizzare e sommergere un governo che non ha fatto ancora nulla né di bene né di male: un governo che parte comunque in condizione strutturale di debolezza per la natura stessa dei governi di Berlusconi, ma anche come qualsiasi organo esecutivo o politico di destra o sinistra che tenti di fare qualcosa per modificare lo statu quo e strappare questo disgraziato Paese al suo declino. Abbiamo più volte denunciato forze e interessi internazionali che, per lucida pianificazione o per antiche gelosie e miserabili calcoli di convenienza oppure semplicemente per conformismo, ostacolano fin dal 1993-94 ogni autonomo tentativo di ripresa, premendo in molti modi visibili affinché l’Italia si arrenda alle regole neocoloniali dettate dalle ben note oligarchie finanziarie, oppure che sprofondi in condizioni sempre peggiori, cedendo agli avvoltoi i propri mercati e le proprie posizioni internazionali. Non a caso l’aggressione appena scattata contro il governo Berlusconi è identica a quelle già avvenute con l’insediamento dei suoi primi due governi, nel 1994 e nel 2001, in attuazione delle minacce preventive lanciate ogni volta dall’Economist.

Anche questa volta, il settimanale britannico aveva proclamato sia prima delle elezioni italiane (un editoriale nel gennaio 2008) sia dopo la vittoria elettorale (aprile 2008) che Berlusconi è inadatto (unfit) a governare. Il 16 aprile The Guardian scriveva che "gli italiani si pentiranno della scelta che hanno fatto". L’Italia è tornata ad essere ciò che più volte è stata nella sua storia: la pancia molle dell’Europa. Ed oggi è soprattutto l’anello debole tra i Paesi europei più strategici. Mantenere la Penisola in una condizione di instabilità permanente significa anche intimidire gli altri; creare un largo vuoto nell’Europa del Sud; impedire una nuova politica comune energetica, mediterranea e balcanica insieme con Francia, Germania e Spagna. Una politica europea libera e autonoma rispetto agli interessi anglo-americani.

E quindi le forze che controllano i mass media e vari centri tattici sono passate subito ai fatti, svelando un piano chiarissimo: Berlusconi non avrà alcuna chance di governare tranquillamente, con il rischio che riesca a risolvere qualche problema italiano, uscendone fuori come un mito. Un rischio che certi poteri forti non possono permettersi. Un erede di Peron in Europa sconvolgerebbe tutti i piani. No, gli salteranno addosso subito, è già chiaro.


FOLLIE DIPLOMATICHE

FRATTINI MANDA RONCHI A MADRID

A “SPIEGARE” CHE BERLUSCONI

NON HA BISOGNO DELLO PSICHIATRA


Roma 20 maggio (La Velina Azzurra) In attesa di sapere come la prenderà Berlusconi, non c’è che restare agghiacciati davanti all’ultimo capolavoro del ministro degli esteri Franco Frattini. Non appena da Madrid è arrivata la bordata di offese all’Italia, al suo governo e al suo presidente del consiglio, Frattini ha risposto con un soffio di voce che si trattava di dichiarazioni “inaccettabili”, usando l’espressione più blanda possibile nei rituali diplomatici. In qualsiasi Paese sovrano, il ministro avrebbe rimandato la palla dall’altra parte, richiamando subito il proprio ambasciatore e congelando le relazioni diplomatiche al livello di incaricato d’affari. E avrebbe legato il ritorno alla normalità alle scuse formali pronunciate dalla ministra Bibiana Aido all’ìndirizzo del Cavaliere. Così si trattano queste cose. E gli spagnoli, sapendo di avere torto marcio, avrebbero certamente abbassato le orecchie.

Ma il peggio è venuto con i due passi successivi della Farnesina. Primo, . effettivamente Frattini ha richiamato al ministero l’ambasciatore Pasquale Terracciano per consultazioni. Ma per non apparire troppo determinato con gli spagnoli, non lo ha detto. Incredibilmente il Servizio stampa del ministero ha dettato poche righe all’agenzia Ansa per riferire che Terracciano aveva previsto da tempo il viaggio a Roma e Frattini ne ha colto l’occasione per farsi una chiacchierata sulle offese al nostro capo del Governo. Qualcosa tipo: “Oh, che combinazione, Terracciano, Lei a Roma!. Venga in ufficio, che parliamo un po’ delle sedute psichiatriche di Berlusconi”.

La seconda mossa di Frattini appartiene proprio al regno della follia: ha annunciato che un membro del governo, nella persona del ministro delle politiche europee Andrea Ronchi, andrà a Madrid domani o dopodomani per “spiegare” –proprio così ha detto: “spiegare” agli spagnoli- la politica italiana in materia di sicurezza, immigrati clandestini, zingari, etc. E quindi il debuttante Ronchi, con tutta l’arte diplomatica acquisita nelle sue esperienze giornalistiche con l’ingegner Rebecchini, “spiegherà” anche che il Cavaliere Silvio Berlusconi non è affatto un soggetto da manicomio, come sembra agli spagnoli, e neppure un “delinquente”, come ha detto testualmente il vecchio leader socialista Alfonso Guerra.

Non sappiamo se qualcuno dello staff diplomatico del ministro Frattini abbia sentito il dovere di sconsigliargli questa follia. sappiamo se, magari per improvvisa folgorazione di qualcuno, Ronchi verrà fatto partire davvero per Madrid, a giustificarsi con un governo tanto ostile, che ha dimostrato di non conoscere l’abc dei rapporti internazionali: un gallinaio di sedicenti ministre incoronate dalla demagogia dell’attuale leader del socialismo spagnolo. In questa aggressione dilettantesca, in questa furia irrazionale, è facile però ravvisare quello stesso odio ideologico che scatenò la guerra civile spagnola. L’Italia fascista mandò le sue truppe per risparmiare in quel Paese gli orrori del comunismo internazionale, che però avrebbero lasciato alla Spagna di oggi un’eredità indelebile, come nei Paesi che hanno ben conosciuto quel morso. Forse fu uno dei tanti errori del Fascismo.


IDENTITA’ E MILIZIA POLITICA

DELLE MINISTRE ROSA DI ZAPATERO


Roma 20 maggio (La Velina Azzurra) Nessun giornale italiano ha indagato sulle due ministre rosa di Zapatero. La vice presidente del governo María Teresa Fernández de la Vega, quella che ha accusato gli italiani di xenofobia e razzismo, è anche il portavoce del governo. E quindi le cose che dice sono comunicazioni ufficiali. La sua professione è rivelatrice: è un magistrato o più esattamente un Secretario judicial, membro militante della potente associazione “Giudici per la democrazia” che equivale alle nostre correnti ex comuniste della magistratura italiana. E si sta battendo per abolire le riforme penali introdotte dal precedente governo popolare di Jose Maria Aznar. E’ dunque facile capire i motivi dell’aggressione al nuovo governo italiano di centro-destra che vorrebbe seguire la strada dell’alleato Aznar.

Della stessa associazione fa parte anche l’attuale ministro dell’interno spagnolo José Antonio Alonso. Siamo nel centro della lobby della magistratura europea, che prende gli ordini dalla britannica “Transparency International”. E guarda caso la De la Vega è amica proprio del magistrato Baltazar Garzon, quello che da tempo spera di poter arrestare Berlusconi. Quanto alla trentunenne scugnizza Bibiana Aido è sufficiente sottolineare che prima di essere chiamata nel governo di Zapatero dirigeva un’agenzia per lo sviluppo del Flamenco gitano. E quindi la sua missione principale è tutelare la cultura rom.


MARCIA INDIETRO DI FRATTINI

SUL MANDATO DI UNIFIL-2

ADESSO SPERA CHE HEZBOLLAH

SI DISARMI DA SOLO


Roma 20 maggio (La Velina Azzurra) - Il ministro degli esteri Franco Frattini ha infilato una dopo l’altra una serie di perle diplomatiche che vanno segnalate. Prima ancora della formazione del governo si era spinto imprudentemente in avanti sostenendo la necessità di modificare le regole d’ingaggio della missione militare in Libano. Dopo qualche insistenza, ha dovuto cambiare idea. Qualcuno gli ha spiegato che una modifica del genere spetta all’Onu e non può essere fatta dal governo italiano. Insomma una clamorosa marcia indietro dopo che per alcuni giorni tutti i mass media italiani ripetevano che il nuovo governo di Berlusconi avrebbe riesaminato le regole d’ingaggio dell’Unifi-2.

Il ministro si è corretto con i giornalisti al vertice di Lima in Perù dichiarando che “prima di fare il tagliando alla missione è necessario instaurare una situazione di controllo del territorio da parte del governo libanese, poi è chiaro che il Consiglio di Sicurezza una parola sulla 1701 la potrà dire, cioè se il disarmo degli Hezbollah dev'essere fatto solo dalle forze di sicurezza libanesi o meno”. Per fortuna, il ministro ha messo da parte la balzana idea (suggerita dagli israeliani) che spettasse alle truppe italiane di andare casa per casa e covo per covo a sfidare il “Partito di Dio”.

Ma insomma chi dovrà andare a disarmare le terribili milizie scite? L’Italia insieme con altri chiederà al Consiglio di Sicurezza una nuova dichiarazione in cui si esiga "la cessazione di ogni azione illegale" in Libano. E allora? “Beh, adesso tocca all'Hezbollah fare un passo positivo ed evitare di fare uno Stato nello Stato.” Insomma, secondo Frattini lo stesso Hezbollah dovrebbe rinunciare cavallerescamente alla propria forza militare, che è lo strumento del suo potere nel Paese. E’ raro che un ministro degli esteri fornisca alla stampa comunicazioni basate essenzialmente sui propri sogni personali.


L’ALTRO RIPENSAMENTO

DI FRATTINI: L’ITALIA VORREBBE

ENTRARE IN RITARDO

NEL CLUB CHE TRATTA CON L’IRAN


Roma 20 maggio (La Velina Azzurra) - Un’altro ripensamento del nuovo governo sulla politica estera riguarda l’Iran e mira in apparenza a correggere uno dei gravi errori commessi dal precedente governo di centro-destra. Nel 2003, con Berlusconi premier e Franco Frattini anche allora ministro degli Esteri, l’Italia presidente di turno dell’Unione europea restò fuori dalla troika europea (Gran Bretagna, Francia e Germania) che avviò le trattative con Teheran sulla questione nucleare. Non fu mai chiaro il motivo di questa esclusione o auto-esclusione, che portò a uno sviluppo fortemente negativo per Roma, ossia alla nascita del gruppo 5+1 (i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania): proprio l’allargamento di fatto del Consiglio che Roma aveva sempre temuto. Adesso Frattini vorrebbe rimediare al pasticcio del 2003.

Perciò sempre al vertice Ue-America di Lima, nei suoi continui contatti con la stampa, il ministro degli esteri ha riferito di aver già fatto richiesta agli Stati Uniti affinché anche l’Italia venga invitata nel gruppo. Ed ha lasciato intendere che –chiaramente per uno scambio di favori con Washington- la Farnesina è pronta ad adottare nei confronti di Teheran una politica estera maggiormente filo-americana. In realtà il primo sospetto che viene in mente è che la proposta di una correzione anti-iraniana sia partita dagli americani. Frattini ha dato comunque questa spiegazione: “Non vogliamo un’influenza così tangibile dell’Iran sullo scenario siriano, libanese, mediorientale. Ci preoccupa. Non vogliamo una potenza nucleare nel Grande Medio Oriente. Per questo desideriamo essere dentro la partita”. Secondo Frattini gli Usa sarebbero favorevoli e la tardiva adesione dell’Italia al club 5+1 dipende solo dagli altri europei. Ma è già scontato che tedeschi si opporranno, gelosi dello strapuntino conquistato nel consiglio di sicurezza. E quindi anche questa esternazione di Frattini, come quelle sul Libano rischia di essere un wishful thinking.


INSERZIONE ALLA FARNESINA:

CERCASI DIPLOMATICI

NEMICI DEL CENTRO-DESTRA

OFFRESI POSTI E PROMOZIONI


Roma 20 maggio (La Velina Azzurra) - Frattanto il ministro degli esteri Frattini, intento a completare il proprio staff, sembra aver accettato per metà i consigli del segretario generale Gianpiero Massolo che gli suggeriva Alain Economides nella delicata funzione di capo di gabinetto. Economides, diplomatico già legato alla gestione dalemiana e “sentinelliana” della Farnesina, ha preso posto nelle stanze accanto al ministro che però non ha ancora firmato il decreto di nomina. Come vice capo di gabinetto è stata chiamata Teresa Castaldo molto esperta di rapporti con il Parlamento.

Al posto di Economides alla Cooperazione allo sviluppo è stata nominata Elisabetta Belloni, già capo dell’unità di crisi ed effettivamente uno dei migliori candidati. Massolo, che vuole affiancarla con un suo uomo di fiducia, ha indicato come vice della Belloni l’ex ambasciatore in Sudan Lorenzo Angeloni, noto per la strenua battaglia combattuta contro Barbara Contini quando venne inviata nel Darfur dal governo Berlusconi. Frattini fa queste cose: se gli vengono presentati diplomatici che hanno boicottato la Farnesina di centro-destra nella scorsa legislatura, lui li accoglie con gioia misteriosa.


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