martedì 6 maggio 2008

La Velina azzurra
6 Maggio 2008

Il pensiero libero cresce. Ha scoperto la tirannia del suo nemico, il pensiero unico globale. Conosce il volto delle oligarchie, le false divisioni ideologiche, le manipolazioni di massa. Spera che tra i nuovi e i vecchi oppressi, con un comune scatto d’orgoglio e di passione, si realizzi un nuovo blocco sociale per la salvezza del Paese. Il pensiero libero non guarda lontano ma vicino. Sa che l’arma più potente degli oppressori è la disinformazione. Questa newsletter vuole dare un contributo a neutralizzarla.


E’ PARTITA SUBITO ALLA FARNESINA

LA PRIMA MANOVRA

PER INGABBIARE FRATTINI


Roma 6 maggio (La Velina Azzurra) Una Farnesina imbarazzata e inquieta si prepara in fretta al nuovo governo del PDL e al ritorno di Franco Frattini, dopo due anni di tranquillo sbilanciamento sulla gestione di sinistra e sul “sistema” D’Alema-Dassù. La struttura diplomatica guidata dall’attuale uomo forte del ministero, Giampiero Massolo, non avendo creduto neanche per un momento ad una possibile riedizione piena del centro destra, si era orientata facendo altri calcoli. Adesso si trova a correre per recuperare terreno. Per giunta si vede davanti un ministro non nuovo, che già conosce sia i dossier diplomatici sia la macchina ministeriale e che –almeno si spera- saprà evitare quel trattamento di salamelecchi e fregature che i vertici ministeriali riservano agli ingenui titolari di prima nomina: il dirottamento su viaggi inutili e questioni inconsistenti.

Così Massolo ha dovuto improvvisare una strategia di emergenza basata sulla piccola furbizia che aveva già funzionato nella legislatura del centro-destra precedente: ossia mettere i propri amici personali nei posti chiave, presentandoli come affidabili per il centro-destra, dopo averli già impiegati al servizio della sinistra. Per prima cosa, il segretario generale si è fatto ricevere qualche giorno fa da Frattini per concordare l’imminente insediamento. Vero scopo del colloquio era suggerirgli come capo di gabinetto l’ambasciatore Alain Economides, attuale direttore generale della cooperazione allo sviluppo. Quest’ultimo è molto legato a Massolo che lo ha aiutato nella fortunata carriera con vari modi discreti. E chi conosce la Farnesina sa che un segretario generale ambizioso e accentratore, piazzando un fedelissimo come capo dello staff del ministro degli esteri, è in grado di “commissariare” tranquillamente il ministro stesso, il quale si troverebbe senza accorgersene a svolgere un ruolo pilotato in altre sedi. L’intera manovra imperniata su Economides viene ritenuta quindi cruciale dagli osservatori interni, per consentire a Massolo di mantenere sulla struttura ministeriale un potere considerato da molti assai anomalo rispetto alle tradizioni della diplomazia (ma questo lo esamineremo a parte).

Gli altri candidati per il posto strategico nelle stanze accanto a quelle di Frattini sarebbero vari: da Pasquale Terracciano allora direttore del servizio stampa, ma ormai sistemato a Madrid, dove ha fatto di tutto per andare; al senior Giancarlo Aragona, che si è auto candidato al posto, dovendo rientrare da Londra; alla lanciatissima Elisabetta Belloni, che ha mantenuto la difficile Unità di crisi tra le poche eccellenze del ministero. Ma nessuno di costoro fa parte del “inner circle” del segretario generale. Perciò Massolo ha accreditato Economides a Frattini come la scelta più sicura, garantendo sulla sua compatibilità e lealtà verso il centro-destra, ma scommettendo temerariamente sull’ipotesi che il nuovo ministro, durante il mandato europeo a Bruxelles, non sia rimasto aggiornato sulle questioni della Farnesina. La mossa verrebbe completata, secondo indiscrezioni dal primo piano del ministero, portando in decisione al primo o al secondo consiglio dei ministri (con la motivazione di una presunta urgenza) la nomina alla cooperazione di un successore di Economides altrettanto amico di Massolo e –çà va sans dire- presentato come altrettanto “affidabile” per il centro-destra.

Schema tattico abile ma rischioso per chi lo presenta. Frattini, per quanto giovane di età, non crede più da tempo alle favole e non vorrebbe farsi compatire dall’intero ministero e fuori di esso. Non può ignorare che proprio Economides, nei due anni di D’Alema-Sentinelli, è stato il centro motore di un’operazione da annali della Farnesina, che ha provocato severe interpellanze parlamentari da parte di Sandro Bondi: cioè una mirata campagna di discredito stile purghe di Praga verso la precedente gestione degli aiuti allo sviluppo, per giustificare la cancellazione (vedi sotto i dettagli) di tutto ciò che di innovativo era stato costruito dal sottosegretario Alfredo Mantica insieme ai precedenti ministri (fase interim di Berlusconi, fase Frattini e fase Gianfranco Fini).

Il segretario generale Massolo, accreditato anche lui in teoria come “vicino” alla destra, conosce molto bene questi retroscena cui non risulta aver mai fatto opposizione. Ed è incomprensibile da parte sua un tentativo così azzardato di accreditare Economides per ciò che non è. Tanto più che nel clima teso di questa terza occasione berlusconiana, tutti i commensali della tavota rotonda del Cavaliere, i fortunati sotto cavalieri unti del grande leader, sanno bene che non saranno più giustificati certi errori dilettanteschi nell’azione di governo, specie quelli dovuti al boicottaggio di amministrazioni ostili o inaffidabili.


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LA RIFORMA SCONOSCIUTA DELLA DESTRA

CANCELLATA DALLA SINISTRA


Roma 6 maggio (La Velina Azzurra) Nell’estate del 2006, al primo “comitato direzionale” della Cooperazione allo sviluppo dopo l’uscita di Gianfranco Fini e l’arrivo di Massimo D’Alema agli Esteri, il direttore generale Alain Economides varava una raffica di delibere, cancellando con un solo colpo tutte le innovazioni istituite dalla precedente gestione Mantica di centro-destra e ripristinando lo statu quo. Capire che cosa significa ciò è facilissimo. Gli aiuti allo sviluppo sono un settore quasi esoterico e di impossibile comprensione per i non addetti ai lavori. Nello stesso tempo costituiscono l’unica direzione generale degli Esteri dotata di un proprio autonomo bilancio. La rete mafiosa italiana ed estera che conosce i meandri di questa realtà nascosta ai comuni mortali (e così si è voluto sempre che fosse) decide su come spendere quei soldi e a favore di chi, permettendosi di chiudere la bocca ai politici e persino ai vertici diplomatici che mettono la loro firma sulle erogazioni. Ciò spiega perché da 30 anni, il settore è controllato da una ristretta e impenetrabile cupola di cosiddetti “esperti”, contrattisti esterni del ministero, alleati con la Cgil e con la sinistra politica, che ne ricava benefici vari e finanziamenti per le proprie Ong. Non a caso la cooperazione, come quasi tutto il quarto settore, è rimasta un fenomeno controllato dai sindacati di sinistra e chiuso alla destra.

Con lo sbarco dei berlusconiani alla Farnesina, era avvenuta una cosa semplice e in fondo ovvia: in pochi mesi quella Babele di norme e procedure iniziatiche era stata semplificata e ricondotta alla comprensione di tutti; il meccanismo dei progetti era stato accelerato; ed erano stati messi nuovi paletti sia per limitare lo strapotere degli “esperti” sia per verificare ex-post come vengono spesi i soldi. Le delibere successivamente varate da Economides abolirono questa riforma ripristinando lo statu quo. Adesso, il “piano Massolo” mira semplicemente a perpetuare il “sistema Cgil” affinché tutto resti nelle mani degli “esperti” e vengano impediti nuovi tentativi di riforma da parte del centro-destra.


CRESCE PAUROSAMENTE LA BOLLA

DEI CONSIGLIERI DIPLOMATICI


Roma 6 maggio (La Velina Azzurra) Sul tavolo del segretario generale Giampiero Massolo si sta delineando la mappa dei “consiglieri diplomatici” da piazzare addosso alle maggiori cariche della repubblica e ai ministri più importanti, solleticando le loro vanità e la smania di viaggi. Ne verrà fuori una preziosa rete di informazioni e controllo politico. La prima avance Massolo l’ha fatta verso il presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha reagito stancamente, avendo poca voglia di aerei e incontri internazionali.

Questo fenomeno dei consiglieri è cresciuto nelle ultime due legislature diventando una piaga. Ormai non c’è diplomatico di mezza età e di mezza carriera che non aspiri a infilare la testa nei palazzi del potere, facendosi adottare da un politico che diventerà il suo futuro sponsor. Avere l’assistenza di un addetto diplomatico era una prerogativa limitata al capo dello stato e al presidente del consiglio. La cosa è proliferata indecentemente fino ai governatori regionali e persino ai sindaci dei maggiori comuni, tutti titolari di una loro piccola politica estera.


PER I SOTTOSEGRETARI AGLI ESTERI

AL MASSIMO QUATTRO POSTI STRIMINZITI


Roma 6 maggio (La Velina Azzurra) I sottosegretari agli esteri del nuovo governo non potranno essere più di quattro o meglio tre più uno, in base all’impegno assunto dal Cavaliere di sfoltire il precedente apparato di governo. La quarta poltrona è riservata all’uomo del commercio estero che sarà ancora quasi certamente il veterano Adolfo Urso di AN, forse con la qualifica di vice ministro. Per gli altri tre è molto probabile il ritorno del senatore Alfredo Mantica, uomo di larga cultura ed esperienza internazionale cui dovrebbe andare la delega dei continenti caldi e strategici Asia e Africa

La componente Forza Italia dovrebbe schierare agli Esteri due debuttanti benedette dal Cavaliere: Stefania Craxi per fare dispetto all’uscente Bobo il “fratello coltello”; e Barbara Contini l’ex governatore di Nassiriya attualmente impegnata con gli Italiani nel mondo. Se la Lega Nord rivendicasse una poltrona, si fa il nome dell’ex senatore Fiorello Provera, che è stato presidente della commissione esteri del Senato.


L’ENNESIMA ESCLUSIONE

DEL VOLENTEROSO ZACCHERA


Roma 6 maggio (La Velina Azzurra) Dal giro di nomine di governo, per decisione di Gianfranco Fini, è stato escluso ancora una volta il volenteroso deputato piemontese Marco Zacchera, teoricamente responsabile esteri di AN al quale, tra via della Scrofa e via dell’Umiltà, si addebita concordemente la colpa del magro risultato del voto degli italiani all’estero. E qualcuno, con vera cattiveria, ha associato il suo nome a quello di Mirko Tremaglia, storico devastatore degli interessi della destra nel mondo.

L’esclusione di Zacchera, che aspirava a un posto di sottosegretario alla Farnesina, è una delle poche certezze in questa materia. Il fatto strano è che qualcuno nei cortili del centro-destra lo aveva invece accreditato agli Esteri, alimentando nel contempo la voce che Barbara Contini sarebbe andata “ai rifiuti” di Napoli. Manovra perfida e insidiosa che l’ex governatore di Nassiryia spera di aver sventato. Dunque, alla Farnesina dovrebbe andare la Contini e comunque il volenteroso Zacchera resterà fuori per un altro giro.


SATIRE

LA STRAORDINARIA CARRIERA

DI ANDREA RONCHI MINISTRO

IN SCENA AL TEATRO DEGLI EQUIVOCI

CON FINI, REBECCHINI E ALTRI


Roma 6 maggio (La Velina Azzurra) A proposito degli ultimi posti in palio nel governo salta agli occhi l’incredibile carriera di questo Andrea Ronchi, capitato non molto tempo fa quasi per caso in Via della Scrofa e già arrivato addirittura alla candidatura del Welfare, cioè di ministro del lavoro. Sono stranezze della politica che richiedono un approfondimento. Abbiamo ora scoperto che le domande sull’identità di questo astro nascente della destra assillano da tempo il mondo di Alleanza Nazionale, ancora memore degli scantinati missini in cui però tutti si conoscevano, si tiravano le sedie e poi andavano in pizzeria. Nessuno sapeva invece chi fosse questo nuovo acquisto di Gianfranco Fini.

C’era però di mezzo il potente ingegnere Gaetano Rebecchini, mitico fondatore-ombra di Alleanza Nazionale, con in tasca -si sussurra- alcune chiavi preziose del Vaticano, poi dimissionario, poi riavvicinatosi al partito ma con tono appartato, poi di nuovo distante ma in fondo sempre nel mezzo alle cose. Andrea Ronchi si era fatto le ossa in una piccola tv privata. E risulta che Rebecchini presentò a Fini “questo giovine dabbene”, come si diceva una volta, affinché potesse costruirsi un ulteriore futuro professionale.

Qui è accaduto evidentemente uno di quegli equivoci improntati ai classici schemi teatrali degli scambi di persona, amori ancillari, corna, finti morti che si svegliano dalle bare, etc. Fatto sta che Rebecchini aveva proposto questo Ronchi per un incarico nel settore della stampa. Ma in quel momento Gianfranco Fini stava forse pensando ad altro. Sicchè, nominava distrattamente Ronchi come suo “portavoce” e poi tornava alla pesca subacquea. Senza aver capito bene neanche lui, Andrea si metteva a parlare in tv, assumendo quel tono un po’ drammatico che assicura credibilità e autorevolezza, sicché molti pensarono che così Fini avesse stabilito. E come sempre si appecoronarono. E quindi, equivoco su equivoco, Ronchi, si ritrovò con un seggio di deputato nel 2006 e con la riconferma nelle ultime elezioni. Fini e tutti gli altri se lo vedevano crescere sotto il naso ma per educazione nessuno gli chiedeva mai chi fosse e che cosa volesse.

L’equivoco è continuato nella fase preparatoria del futuro governo. Andrea Ronchi è salito ancora di poltrona in poltrona. Sembrava che dovesse andare agli esteri come sottosegretario, poi qualcuno ha fatto sapere: “La Farnesina non gli piace, preferisce Palazzo Chigi”. Probabilmente una questione di arredi. Gianni Letta è sbiancato in volto di paura: “Non se ne parla nemmeno, qui c’è un unico sottosegretario e sono io”. “Accidenti, allora dovremo nominarlo ministro. Un dicastero senza portafoglio? No, bisogna dargli un portafoglio grosso, per esempio il Welfare, tanto con questo nome nessuno capisce che si tratta di quel ministero che tratterà contratti di lavoro, pensioni, salari, tasse sugli straordinari, etc. E gli avalli politici? Fini, che doveva dare il via libera, era nel Mar Rosso. Il mitico ingegner Rebecchini era paralizzato dalla sorpresa. Berlusconi invece approvava: “Ronchi… Ronchi? Parente dei Legionari? Nome storico, nobile famiglia! Lo prendo subito, ci farà crescere nei sondaggi”. Ma la memoria del compianto ministro Brodolini? “E chi se ne frega, ma chi è sto Brodoloni…?”



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